Museo del Tabacco

Il progetto costituisce la realizzazione del primo lotto del Centro visitatori del Parco dei Monti Aurunci che prevede, affiancata al museo, la costruzione di una scuola sull’ambiente per lo studio e la divulgazione delle attività del parco. Un intervento di recupero, quello degli architetti romani Sebastiano Boni e Romolo Tancredi, che ha dato nuova vita ad un edificio abbandonato connotandolo di una nuova veste dai caratteri fortemente contemporanei. Dall’esterno, il museo si configura come un volume unitario definito da piani di facciata inclinati sulla verticale, scanditi da ampie forature per l’illuminazione interna. Dal volume principale fuoriescono altri volumi in modo ortogonale nelle due dimensioni verticale ed orizzontale. La scelta di inclinare i piani di facciata deriva dalla conformazione strutturale del telaio preesistente, caratterizzato dalle diverse sporgenze della copertura e delle solette dei balconi. Queste discontinuità diventano spunto per l’idea progettuale di raccordare le sporgenze esistenti con un piano di facciata tangente al punto di loro massimo aggetto, ottenendo così una inclinazione di 6 gradi sulla verticale; sui lati corti del rettangolo di base, che risultano privi di balconi, il piano che contiene la facciata viene inclinato di 6 gradi in senso opposto, raccordando l’aggetto della copertura alla trave di bordo. Il risultato è una doppia giacitura dei piani di facciata che conferisce dinamicità ai prospetti e al volume che, caratterizzato da angoli non convenzionali, all’occhio di chi lo osserva, risulta continuo ma non immediatamente riconducibile a geometrie certe. Per sottolineare questo principio compositivo si è scelto un rivestimento dal forte carattere espressivo e dalle elevate prestazioni tecniche: i piani inclinati sono infatti realizzati con pannelli in lamiera di acciaio autopatinabile di tipo A, ancorati alle strutture in cls mediante una sottostruttura in profilati di acciaio zincato. La composizione chimica dell’acciaio auto patinabile tipo A, comunemente denominata “al fosforo”, conferisce a questo tipo di acciaio un’elevata resistenza all’attacco degli agenti atmosferici rendendolo quindi molto adatto alle applicazioni in facciata: è il materiale ferroso che più si presta ad essere impiegato allo stato naturale e, per il suo gradevole aspetto, si rivela particolarmente idoneo a rispondere alle esigenze dei linguaggi architettonici contemporanei. Nel museo di Pontecorvo la scelta di utilizzare questa qualità di acciaio per il rivestimento dell’edificio nasce, dunque, sia da riflessioni di carattere tecnico sia da volontà estetico-espressive dei progettisti: il particolare cromatismo bruno, che assume l’acciaio autopatinabile al termine del processo di ossidazione, sembra infatti riprodurre esattamente quello delle foglie di tabacco essiccate. Questa colorazione, infine, conferisce un certo “peso” visivo alla composizione dell’edificio e si contrappone alla leggerezza dei volumi adiacenti che, rivestiti di U-Glass, fuoriescono ortogonalmente con la loro trasparenza. Il linguaggio progettuale dei piani inclinati e della contrapposizione acciaio-vetro è il filo conduttore che regola anche gli spazi interni. Il museo prevede infatti un doppio sistema espositivo: il primo, costituito da elementi leggeri, delle “teche” di cristallo fissate ai pilastri della rigorosa maglia strutturale dell’edificio; il secondo costituito da elementi di maggior “peso visivo”, ovvero “nastri” continui di acciaio autopatinabile, posti con una giacitura ruotata di 6 gradi in senso orario e realizzati con lamiere inclinate, anch’esse di 6 gradi sulla verticale. Questi elementi scultorei spiccano per il loro colore scuro rispetto all’ambiente in cui sono inseriti, in cui predomina il bianco e segnano in modo evidente il percorso all’interno dell’esposizione. L’acciaio diviene così il fil rouge compositivo che lega esterno ed interno di questo edificio contemporaneo. La materia riflette la filosofia con cui l’edificio è stato concepito: secondo le parole della professoressa Marcella Delle Donne, responsabile del progetto culturale, il museo è “un luogo della memoria vivente, dell’identità collettiva dei Pontecorvesi, un organismo dinamico capace di connettere il passato al presente, un ponte per la conservazione di un patrimonio inestimabile.”

Cantiere & Disegni: