Edifici sismicamente sicuri
Il quadro normativo
Dopo i disastrosi eventi sismici in Umbria / Marche (1997) ed in Molise (2002), le istituzioni e l’opinione pubblica hanno prestato particolare riguardo al problema della protezione nei confronti del terremoto.
Le Autorità Governative preposte allo scopo hanno di conseguenza favorito lo sviluppo e la pubblicazione di nuovi codici normativi:
- l’Ordinanza 3274/2003, Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, e successive modificazioni da parte della Presidenza del Consiglio Dei Ministri;
- il Testo Unitario delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 23/09/2005 da parte del Ministero delle Infrastrutture;
- le Linee guida per l’applicazione al patrimonio culturale della normativa tecnica di cui all’Ordinanza P.C.M. 3274/03 del Dipartimento della Protezione Civile;
- l’Ordinanza del P.C.M 3519/2006, Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone;
- Norme Tecniche per le Costruzioni NTC 2008 e relativa circolare applicativa.
Sino alla pubblicazione delle:
- Norme Tecniche per le Costruzioni 2018 e relativa circolare applicativa.
A livello locale, la legislazione nazionale è completata dalle Leggi e disposizioni regionali che possono variare anche sostanzialmente da Regione a Regione.
Le NTC 2018 includono importanti innovazioni nel campo della progettazione in zona sismica. In particolare la valutazione dell’azione sismica si basa sulle più recenti ricerche dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che hanno reso possibile la pubblicazione in rete delle mappe interattive di pericolosità sismica del territorio italiano (» consulta link).
Il Consiglio Superiore dei lavori Pubblici ha poi reso disponibile in rete il programma sperimentale Spettri di risposta utile per la valutazione degli spettri di risposta rappresentativi delle componenti (orizzontali e verticali) delle azioni sismiche di progetto per il generico sito del territorio nazionale. Inserendo le coordinate e le caratteristiche progettuali del sito, è possibile visualizzare e stampare grafici e tabelle relativi al computo dell’azione sismica di progetto ai sensi del D.M. 14/01/2008 e delle NTC 2018.
I criteri generali di progetto e verifica delle strutture in zona sismica e le regole specifiche relative a ciascun materiale da costruzione, sono illustrati esaurientemente nel capitolo 7 del testo delle NTC e delle Istruzioni e risultano essere pienamente in accordo con i contenuti degli Eurocodici. Importanti innovazioni sono state infine introdotte nel campo della Geotecnica, anche per la progettazione sismica delle strutture.
Ancora una volta, l’introduzione dei nuovi codici e norme di progettazione, quanto nuovo momento di approfondimento e crescita culturale, costituisce un’opportunità per il mondo delle costruzioni, ai fini del miglioramento della qualità e della sicurezza delle costruzioni stesse, oltre che valida verifica delle potenzialità delle NTC 2018.
In un simile contesto di riflessione ed approfondimento, sono coinvolti gli operatori di settore, i tecnici dell’Amministrazione Pubblica, le Università, gli Ordini Professionali, i costruttori ed i produttori. L’acciaio ha un’ulteriore opportunità di sviluppo, potendo fornire le garanzie di prestazioni e sicurezza che sono oggi richieste esplicitamente dalle NTC 2018 e dagli Eurocodici.
01. Evoluzione normativa nazionale e internazionale
Le normative per le costruzioni in zona sismica costituiscono lo strumento con il quale i governi cercano di perseguire l’obiettivo della garanzia della sicurezza delle strutture e delle infrastrutture in caso di eventi sismici, obiettivo direttamente connesso con la salvaguardia delle comunità amministrate e la continuità delle attività produttive coinvolte. Le normative antisismiche sono in genere costituite da due componenti distinte: da una parte la classificazione sismica del sito e dall’altra le regole di progettazione per le strutture. La classificazione sismica ha l’obiettivo di indicare dove si possono manifestare eventi sismici e quale può essere la loro entità. Le regole di progettazione spaziano da prescrizioni per la corretta concezione e organizzazione della struttura fino ai dettagli costruttivi, passando per le raccomandazioni sui più idonei strumenti di analisi per la previsione del comportamento delle costruzioni durante i terremoti. Ne consegue che le normative antisismiche derivano dagli studi sviluppati e dalle esperienze accumulate in due differenti discipline: la sismologia per la parte legata alla classificazione sismica, l’ingegneria strutturale per la parte relativa alle regole di progettazione.
Cenni storici
Legge 64/1974
Dai terremoti del Friuli-Venezia Giulia - Irpinia all'ordinanza 3274 - 2003
Le Norme Tecniche per le Costruzioni
Eurocodici e sviluppi futuri
02. Normativa antisismica
03. Approfondimenti sulle NTC 2018 e la progettazione
Nonostante la struttura delle NTC 2018 sia rimasta sostanzialmente invariata rispetto a quella delle precedenti Norme, numerose modifiche e integrazioni sono state apportate al nuovo testo. Inoltre, l’impianto normativo continua ad allinearsi agli Eurocodici perseguendo sempre più un carattere che vuole essere prestazionale piuttosto che prescrittivo.
Perseguimento che naturalmente deve fronteggiare il fatto che le Norme in questione, essendo cogenti sul territorio italiano, non possono esimersi dall’avere un carattere fondamentalmente prescrittivo.
Diverse novità sono presenti già nel capitolo 2, a proposito di “sicurezza e prestazioni attese”. Oltre ad essere stata data un’attenzione maggiore ai concetti di robustezza e durabilità, c’è stata una riorganizzazione e una razionalizzazione di alcuni paragrafi, soprattutto per quanto riguarda la definizione delle azioni sulle costruzioni e la definizione delle azioni elementari. Anche il capitolo 3 ha beneficiato di diverse integrazioni e modifiche, in special modo per quanto riguarda la definizione dell’azione sismica.
Nonostante non siano state apportate modifiche sostanziali al capitolo 4, relativo alle costruzioni civili e industriali, quest’ultimo ha subito una rivisitazione in diversi punti e, nel caso specifico delle regole di progettazione delle costruzioni in acciaio, sono state fatte diverse aggiunte e integrazioni alle voci che già formavano il capitolo 4.2 delle NTC 2008. In particolare è da segnalare l’armonizzazione all’interno del quadro normativo europeo tramite l’integrazione di puntuali riferimenti normativi per molti degli argomenti trattati. Una novità riscontrabile nella lettura del capito 4.2 è il riferimento alle UNI EN 1090 entrate in vigore il 06/10/2011.
Alcune delle novità più importanti, introdotte con il nuovo testo normativo, riguardano appunto la progettazione antisismica, trattata nel capitolo 7 del testo:
Per quanto riguarda il capitolo 11 delle Norme Tecniche, questo ha subito un’importante rivisitazione, soprattutto alla luce dell’entrata in vigore del regolamento (UE) n. 305/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea del 9 marzo 2011 che fissa le condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione che ha sostituito la direttiva 89/106/CEE.
Introduzione alle novità apportate alle Norme Tecniche - sicurezza, prestazioni attese e azioni sulle costruzioni
Prescrizione sui materiali e prodotti per uso strutturale
04. Spettri di risposta
Le azioni sismiche di progetto si calcolano partendo dalla definizione della pericolosità sismica di base del sito di costruzione e sono funzione delle caratteristiche morfologiche e stratigrafiche che concorrono nel determinare la risposta sismica locale.
Le NTC 2018, al paragrafo 3.2, in merito alla definizione dell’azione sismica ed in particolare della pericolosità sismica di base, specificano di far “riferimento agli allegati A e B al Decreto del Ministero delle Infrastrutture 14 gennaio 2008” … “ed eventuali successivi aggiornamenti”. Al 3.2.1 della circolare esplicativa uscita a febbraio 2019 vengono confermati gli stessi riferimenti.
Esempio applicativo
05. Classificazione del rischio sismico
Di fronte alla necessità di attuare interventi strategici sul patrimonio edilizio italiano atti alla riduzione del rischio sismico, bisogna valutare in maniera prioritaria la loro sostenibilità; per questo la comunità dell’ingegneria civile si sta orientando verso la promozione di interventi di miglioramento piuttosto che di adeguamento, cioè di allineamento alle prestazioni di edifici progettati e costruiti in conformità alle richieste delle normative vigenti. È necessario quindi stabilire l’entità delle azioni, compreso quelle sismiche, che una data costruzione può fronteggiare, partendo da un’analisi costi benefici al fine di definire il guadagno ottenibile da un dato intervento e il costo associato a tale guadagno.
Con la legge di bilancio 2017 (Legge 11/12/2016, n. 232, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 297 del 21/12/2016) è stato introdotto il cosiddetto “sismabonus”, da attuare tramite le “linee guida per la classificazione di rischio sismico delle costruzioni nonché le modalità per l’attestazione, da parte di professionisti abilitati, dell’efficacia degli interventi effettuati”. A questa legge è stato dato seguito con il D.M. n. 58 del 28/02/2017 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la sua successiva modifica con il D.M. numero 65 del 07/03/2017 con i relativi allegati. In particolare, l’allegato A del Decreto è costituito dalle “Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni”.
Le linee guida definiscono otto classi di rischio, che vanno dalla classe A+, associata ad un rischio molto ridotto, alla classe G, corrispondente ad un rischio elevatissimo. Le classi di rischio sono definite sulla base di due parametri quantitativi: la perdita annuale media attesa, PAM, e l’indice di rischio, IS-V. La PAM considera le perdite economiche, associate alla riparazione degli elementi strutturali e non strutturali, espresse come percentuale del costo di ricostruzione dell’edificio. La stima non include i danni ai contenuti e altre perdite indirette. La procedura implementata dalle linee guida prevede la costruzione di una curva continua su un grafico che riporta, sulle ascisse, la frequenza di superamento degli eventi che conducono a un determinato stato limite e, in ordinata, la percentuale del costo di ricostruzione, necessario a riparare i danni che il superamento di quello stato limite comporta. L’area sottesa dalla curva rappresenta la PAM. Da notare che questa curva è caratteristica di ogni singolo edificio e che quindi va calcolata tramite le opportune procedure numeriche stabilite per le verifiche di sicurezza sismica delle strutture.
L’indice di rischio (IS-V) è calcolato come il rapporto tra l’accelerazione realmente sopportabile dalla struttura, secondo lo SLV previsto dalla normativa tecnica, e l’accelerazione al suolo di riferimento del sito di ubicazione della struttura. Si tratta, in sostanza, della capacità percentuale rispetto alla domanda.
La classe di rischio dell’edificio è attribuita in base al minore tra i due parametri (IS-V e PAM).
L’aspetto innovativo di questo approccio sta nell’associare ad ogni stato limite un danno e, a quest’ultimo, un costo economico. Il rischio sismico è quindi valutato dal punto di vista della possibile perdita economica. Con l’intento di utilizzare i fondi pubblici disponibili per realizzare il maggior numero di interventi possibili, c’è una maggiore apertura ai miglioramenti e ai rafforzamenti locali di molti edifici anziché agli adeguamenti di pochi. In questo modo è possibile incrementare in modo più efficiente il livello generale di sicurezza, soprattutto considerando che spesso non c’è un legame lineare tra il costo dell’intervento e la sicurezza che ne consegue. Può capitare infatti che, portando una costruzione al 50% del livello di sicurezza del nuovo, si spenda molto meno della metà di quanto possa essere necessario per portarla al 100%.
È molto importante però che il committente sia informato in modo chiaro di ciò che l’indice di rischio rappresenta: conseguendo un passaggio di classe, in seguito a un intervento di miglioramento, si aumentano sicuramente le prestazioni dell’edificio, senza però che questo raggiunga per forza quelle ottenibili con un adeguamento da normativa. Anche un edificio che riesca ad attestarsi in classe A può, secondo la definizione delle linee guida, avere un indice di rischio pari all’80%, che non lo rende ancora un edificio adeguato.
Un edificio “a norma” (IS-V = 100% e classe PAM = B) presenta un valore di danno medio annuo di ~ 1.1%; perciò è previsto che, in seguito ad un eventuale sisma, possa registrarsi comunque un certo danno anche per un edificio adeguato: di ciò si tiene conto convenzionalmente con la PAM.
Secondo le linee guida, la determinazione della classe di rischio può avvenire attraverso uno dei due metodi: Il metodo convenzionale e quello semplificato. Il primo “è concettualmente applicabile a qualsiasi tipo di costruzione, è basato sull’applicazione dei normali metodi di analisi previsti dalle attuali norme tecniche e consente la valutazione della classe di rischio della costruzione sia nello stato di fatto sia nello stato conseguente all’intervento”.
Invece, il metodo semplificato “si basa su una classificazione macrosismica dell’edificio” ed “è indicato per una valutazione speditiva della classe di rischio dei soli edifici in muratura e può essere utilizzato sia per una valutazione preliminare indicativa, sia per valutare, limitatamente agli edifici in muratura, la classe di rischio in relazione all’adozione di interventi di tipo locale”. Da segnalare che, secondo le linee guida, “l’attribuzione della classe di rischio mediante il metodo semplificato è da ritenersi una stima attendibile ma non sempre coerente con la valutazione ottenuta con il metodo convenzionale, che rappresenta, allo stato attuale, il necessario riferimento omogeneo e convenzionale.” Questo metodo è ammesso “nei soli casi in cui si adottino interventi di rafforzamento locale; in tal caso è ammesso il passaggio di una classe di rischio”. Quest’ultimo metodo è quindi di una procedura molto limitata.
Ai fini dell’ottenimento del sismabonus, l’allegato B al Decreto, contiene il modulo necessario all’asseverazione, da parte del tecnico, della classe di rischio sismico dell’edificio prima e dopo l’intervento progettato, stimando la variazione della classe di rischio che ne consegue.
Progettare e costruire in zona sismica
01. Dal passato al presente
I terremoti e le azioni che producono sulle costruzioni hanno sempre costituito un’insidia con la quale i costruttori si sono dovuti confrontare. Sebbene i terremoti possano avvenire solo in alcune zone (Figura 1), si osserva immediatamente che tali aree coincidono con quelle dove si sono sviluppate molte tra le più importanti civiltà della storia (Figure 2, 3, 4).

Figura 1 - Rischio sismico mondiale

Figura 2 - Costruzioni del passato in zona sismica - Agrigento
Oggi sappiamo come raggiungere livelli accettabili di sicurezza quando progettiamo una nuova costruzione e lo sappiamo fare per una vasta categoria di tipologie che comprendono le strutture di calcestruzzo armato, di acciaio, di legno e di muratura. Parlando di protezione nei confronti dell’azione sismica è comunque opportuno sottolineare due aspetti. Il primo riguarda il concetto di sicurezza. Le azioni, le caratteristiche meccaniche dei materiali e la costruzione nel suo insieme non sono note con precisione per cui non esiste la “sicurezza assoluta” e una probabilità di collasso, piccola ma non nulla, esiste sempre. La resistenza di una costruzione è quindi calibrata in modo da contenere la probabilità di collasso durante il suo ciclo di vita al di sotto di un valore di equilibrio ritenuto accettabile per la società in termini di costi di costruzione e di perdite attese. La seconda questione riguarda l’approccio usuale alla progettazione sismica. Le costruzioni sono progettate in modo da “sopravvivere” a terremoti disastrosi, nel senso che sono in grado di assicurare alle persone la possibilità di rimanere in vita ed uscire dall’edificio. E’ quindi normale che gli edifici si danneggino anche pesantemente durante il sisma e che il loro recupero sia estremamente costoso e spesso non conveniente (demolizione). Sono possibili approcci alternativi da valutare in termini di rapporto costi-benefici ed una consapevole progettazione sismica dovrebbe tener conto non solo dei costi immediati di realizzazione ma anche dei costi attesi nel ciclo di vita per la riparazione dei danni dovuti ai terremoti.

Figura 3 - Costruzioni del passato in zona sismica - Persepoli
In ambito nazionale è utile ricordare che criteri di progettazione antisismica sono entrati nella pratica progettuale e costruttiva solo di recente. Fino agli anni 80 si è costruito in assenza di indicazioni precise e le costruzioni successive, fino al 2009, sono state progettate in base a criteri antisismici ampiamente inadeguati.
Al momento, la riduzione del rischio sismico delle costruzioni esistenti è una questione particolarmente rilevante ed urgente, la cui soluzione richiede l’avvio di un programma di prevenzione capace di coniugare efficacia e sostenibilità economica.

Figura 4 - Costruzioni del passato in zona sismica - Ikaruga-no-Sato
02. Orientarsi verso la scelta migliore
Dalla progettazione statica alla progettazione dinamica
Caratteristiche dinamiche: massa e periodo proprio
Dissipazione, duttilità e rapporto costi-benefici
Approcci innovativi
03. Progettazione di nuove realizzazioni
Edifici per residenze e uffici
Costruzioni per l'industria e le esposizioni
Ponti e viadotti
Controventi
04. Progettazione di interventi su edifici esistenti
Adeguamento sismico e innovazione
Beni culturali: tutela e valorizzazione
Terremoti e sostenibilità: il primato delle costruzioni in acciaio
05. Progettazione di elementi non strutturali in zona sismica: scaffalature
Gli elementi non strutturali possono essere definiti come quegli elementi “senza funzione strutturale” il cui danneggiamento può però provocare danni a persone e devono quindi essere verificati, insieme ai loro collegamenti alla struttura, per l’azione sismica corrispondente a ciascuno degli stati limite considerati.
06. I terremoti non sono tutti uguali
Le scelte strutturali in zona sismica sono strettamente connesse alle caratteristiche del terremoto di progetto previsto nel luogo in cui si costruisce. E’ quindi utile definire dei parametri che permettano di descrivere terremoti sostanzialmente diversi in termini di risposta strutturale e correlare questi parametri con informazioni deducibili dal luogo di costruzione.
Analizzare un terremoto
Esempi d'intervento
01. Interventi sull'esistente
La progettazione degli interventi di adeguamento e/o miglioramento sismico su edifici esistenti, spesso realizzati senza alcun riferimento a normative sismiche o facendo riferimento a norme obsolete, pone ogni volta nuove problematiche peculiari dello specifico manufatto, richiedendo interventi specifici difficilmente standardizzabili.
Per queste ragioni sono state raccolti ed illustrati, nella presente sezione, alcuni esempi di interventi di adeguamento e/o miglioramento strutturale eseguiti su edifici esistenti in muratura e c.a., con l’impiego di elementi in acciaio, che si rivela spesso essere un materiale particolarmente adatto alla risoluzione di questa classe di problematiche.
Edifici esistenti in muratura
Edifici esistenti con telaio in cemento armato
02. Interventi ex novo
Le recenti normative richiedono per la progettazione di nuove costruzioni in zona sismica elevate prestazioni strutturali in termini di rigidezza, resistenza e duttilità.
In un simile contesto, l’acciaio si impone come un materiale capace di soddisfare i requisiti di sicurezza strutturale garantendo al tempo stesso elevata durabilità e flessibilità architettonica con costi spesso contenuti.
In questa sezione sono illustrate alcune nuove realizzazioni di opere strutturali ed infrastrutturali in zona sismica al fine di dare evidenza delle potenzialità offerte dall’impiego di profili in acciaio.
I terremoti del passato
Raccolta terremoti del passato
1908 - Messina
1920 - Garfagnana e Lunigiana
1976 - Friuli
1980 - Irpinia
1990 - Santa Lucia
1997 - Umbria e Marche
2002 - Santa Venerina
2002 - Molise
2009 - L'Aquila
2012 - Emilia Romagna e Lombardia
Superbonus per interventi antisismici
Decreto rilancio
D.L. n°34 19/05/2020
Contesto storico-normativo italiano
Sismabonus - classificazione del rischio sismico
Ecosismabonus - interventi congiunti
Superbonus
Contenuti a cura della commissione Sismica per le costruzioni in Acciaio - riproduzione riservata