Forum Compraverde – Gli Stati Generali degli acquisti verdi

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Caterina Epis - Presidente Fondazione Promozione Acciaio\L’intervista di Chiara Di Mambro, Head of Decarbonization policy di ECCOThe Italian Climate Change Think Tank, a Caterina Epis, Presidente di Fondazione Promozione Acciaio, durante il tavolo tecnico “Ridurre le emissioni GHG delle costruzioni attraverso il GPP” al Forum Compraverde 2024. L’evento di riferimento in Europa per le politiche, i progetti, i beni e i servizi di Green Procurement, pubblico e privato. Un evento internazionale che unisce annualmente i principali attori coinvolti nella diffusione e nell’attuazione degli acquisti di beni e servizi sostenibili e nella costruzione di modelli di sviluppo per la transizione ecologica.

1.Quale è l’azione che ha portato o che porterebbe ad una riduzione maggiore delle emissioni di CO₂eq nel settore? 
La riduzione della CO₂ è un obiettivo trasversale a diversi settori, dall’industria, ai trasporti, fino all’edilizia e che ritengo debba essere sposato in modo condiviso e congiunto. Lo scopo è quello di ridurre l’impatto ambientale e combattere fenomeni quali i cambiamenti climatici, limitando in generale l’emissione dei gas climalteranti. Nel caso del nostro settore, quello delle costruzioni, le azioni cardine che ritengo potrebbero portare ad una riduzione maggiore delle emissioni se attuate in modo congiunto sono: la scelta e l’impiego di materiali sostenibili e riciclabili, una progettazione più consapevole sia per il nuovo che per l’esistente che miri ad un efficientamento energetico e prestazionale del sistema edificio impianto per ridurre i consumi, ma anche gli impatti ambientali. Ultimo ma non per importanza, una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili. La combinazione di tutte queste azioni supportata da opportune normative e da una pratica consapevole degli obiettivi da raggiungere permetterà a tutta la filiera delle costruzioni, dai produttori di materiali, prodotti o sistemi per l’edilizia, al progettista, al costruttore fino all’utente finale di fare la sua parte per la riduzione delle emissioni.

2.Quale cambiamento ritiene essenziale per promuovere la sostenibilità nel suo settore? Può essere implementato?
Sarà fondamentale, per raggiungere l’obiettivo ambizioso della decarbonizzazione fissato dal New Green Deal al 2050, un cambio di punto di vista. Negli ultimi 25 anni ci siamo focalizzati sul quantitativo di emissioni dovute al funzionamento degli edifici, e non abbiamo tenuto conto del fatto che la costruzione stessa di edifici comporta un ingente quantitativo di emissioni. Molto tempo e sforzi sono stati spesi per capire come ridurre l’enorme quantità di emissioni prodotte dagli edifici, concentrandosi soprattutto sull’aspetto operativo degli edifici: riscaldare gli edifici, raffreddare gli edifici, accendere le luci e l’energia che serve per fare tutto questo crea emissioni.  Ma ciò che è stato tralasciato, e che solo di recente sta iniziando ad essere riconosciuto, è che anche la realizzazione degli edifici provoca un’enorme quantità di emissioni, sin dalla fase iniziale che riguarda tutti i materiali che vengono impiegati per costruire un manufatto: il trasporto di tali materiali, gli stessi processi di costruzione, tutto ciò, è responsabile di un’intera serie di emissioni. Solo nell’ultimo decennio si è registrato un vero cambiamento del punto di vista per capire quanto sia grande il bacino completo delle emissioni di carbonio, sia di tipo incorporato che operativo, negli edifici, da dove provengano? e cosa possiamo fare al riguardo? Sono le domande cardine su cui si concentrano le più recenti iniziative di ricerca applicata. Le emissioni di esercizio sono una parte piuttosto consistente, delle emissioni, motivo per cui l’attenzione si è concentrata su questo aspetto, ma una valutazione completa delle emissioni, grazie a valutazioni d’impatto dell’intero ciclo di vita dei materiali e prodotti impiegati, permetteranno di ottenere risultati importanti verso la decarbonizzazione.

 3.Quale è la principale sfida che incontra nel promuovere pratiche sostenibili nel suo lavoro? Può essere superata?
Tra le barriere che hanno inizialmente limitato l’introduzione della sostenibilità nella pratica professionale quotidiana vi è sempre stata una scarsa consapevolezza e pochi riferimenti concreti e specifici per le diverse filiere delle costruzioni, con il diffondersi dei metodi di valutazione e certificazione, le richieste del mercato, la definizione di normative di riferimento e di progetti di ricerca, così la pratica sostenibile da aspetto marginale o elitario è divenuta essenziale e alla base di tutti i lavori.
Oggi la promozione di tali pratiche passa per una formazione continua e aggiornata sia dal punto di vista normativo che applicativo grazie alla stretta collaborazione con i Soci della Fondazione che vivono le necessità che il mercato richiede in tale ambito, ma anche il desiderio di “fare bene” nel rispetto dell’ambiente, delle persone e con una efficienza anche economica: toccando proprio le tre sfere attorno a cui ruota il concetto base di sostenibilità.

Per diffondere la conoscenza per una corretta valutazione del ciclo di vita delle opere è attiva da 4 anni in seno alla Fondazione la Commissione Sostenibilità partecipata dai responsabili sostenibilità di acciaierie, costruttori metallici, società di ingegneria e architettura e altre realtà afferenti alla filiera costruttiva in acciaio. La Commissione è coordinata della Prof.ssa Marta Sesana dell’Università degli Studi di Brescia con la quale abbiamo in corso il progetto di ricerca “Progettare e costruire edifici sostenibili e resilienti in acciaio”.

La Commissione opera sensibilizzando le Istituzioni e gli investitori. Partecipa, in ambito comunitario, ai dibattiti e ai tavoli tecnici sulla redazione delle norme nazionali e CEN in materia, organizza seminari e convegni che formano e indirizzano il progettista verso una corretta scelta costruttiva già in fase di progetto.

Per la divulgazione degli argomenti che riteniamo essenziali per traguardare l’obiettivo di decarbonizzazione e di circolarità del settore delle costruzioni è altresì fondamentale la redazione di documenti tecnico-scientifici, per questo abbiamo pubblicato un Position Paper che riassume la posizione della filiera in merito a “La metodologia life cycle per costruzioni in carpenteria metallica” ed anche un White Paper che fornisce una panoramica e un punto di riferimento scientifico ma con un occhio alla pratica su come “Progettare e costruire edifici sostenibili e resilienti in acciaio”.

4. Quale è un’innovazione o pratica esemplare nel suo settore che ha avuto un impatto positivo sulla sostenibilità? Può essere adottata in altri contesti?
L’adozione di principi di economia circolare è sicuramente una delle pratiche esemplari che da tempo nel settore delle costruzioni sta divenendo elemento comune ed indispensabile, registrando infatti impatti positivi sulla sostenibilità. Ciò implica una progettazione degli edifici e delle infrastrutture che copre l’intero ciclo di vita, con un uso dei materiali altamente riciclabili, come l’acciaio, che permettano il loro riuso al termine della loro vita utile. L’adozione di materiali sostenibili, la progettazione attenta al contesto ambientale, l’integrazione di tecnologie smart e il rispetto degli standard ambientali sono le pratiche esemplari che diventeranno la nuova “norma” della progettazione del domani.
Le costruzioni a secco off-site sono un’innovazione che ben sposa questi principi e che evidenzia i benefici che tale tecnologia può apportare all’obiettivo finale.

  • Qualità: la produzione e il successivo assemblaggio delle componenti/parti di un manufatto quasi totalmente in officina, permette di ottenere una qualità e una precisione industriale che accresce a sua volta l’affidabilità del risultato finale riducendo drasticamente il margine di errore e gli imprevisti in cantiere.
  • Personalizzazione: l’industrializzazione delle componenti di un edificio passa per una fase accurata di progettazione degli elementi tecnologici che permette di ottenere design unici e personalizzabili in ogni sua parte in termini dimensionali ma anche prestazionali, scegliendo tra una vasta gamma di prodotti e finiture.
  • Tempi e costi: l’industrializzazione delle componenti in officina porta ad avere un cantiere veloce, in quanto il lavoro on-site si riduce al solo processo di montaggio di elementi pre-assemblati. Diminuire i tempi significa anche diminuire drasticamente i costi, sia di gestione del cantiere stesso legati alle attrezzature ed alla sicurezza.
  • Basso impatto ambientale: un cantiere veloce riduce in maniera significativa anche l’impatto ambientale con una diminuzione dell’impiego di risorse idriche essendo soluzioni a secco, minori rifiuti da smaltire e minori trasporti. Il tutto va infine correlato ai vantaggi legati alla facilità di un futuro disassemblaggio e riutilizzo delle componenti, specialmente della struttura in acciaio che potrà essere riciclata al 100%.

5. Quale è la sua visione sull’evoluzione della sostenibilità nel suo settore nei prossimi anni?
Nel panorama attuale, il settore dell’edilizia e delle costruzioni si trova al centro di una vera e propria rivoluzione verde che mira a ridurre l’impatto ambientale e i consumi energetici. L’industria delle costruzioni sta adottando nuove strategie e tecnologie sostenibili quale risposta necessaria alle sfide ambientali ed energetiche che il mondo moderno affronta quotidianamente, ma per non farsi trovare impreparata verso un futuro con obiettivi chiari ma un percorso ambizioso, direi quasi in salita, verso la decarbonizzazione dell’intero settore, ritengo che un altro elemento fondamentale che deve essere valutato insieme alla sostenibilità sia la resilienza. La combinazione e l’integrazione di questi due aspetti sposa perfettamente, infatti, l’iniziativa lanciata sempre a livello europeo del New European Bauhaus per facilitare una trasformazione profonda, collaborativa e multidisciplinare della società su tre dimensioni / valori fondamentali:

  1. La qualità degli spazi, del manufatto finito, compresi stile/estetica, che corrisponde ad avere ambienti di vita sani e sicuri;
  2. sostenibilità, compresa la circolarità;
  3. inclusione, compresa l’accessibilità fisica ed economica.

Pertanto, il denominatore comune che ritengo guiderà l’evoluzione del settore edile nei prossimi anni sarà la trasformazione che tutti gli attori della filiera affineranno, perché l’hanno già avviata, per cercare di rendere le nostre forme di vita sempre più belle, sostenibili e inclusive. Sarà un’evoluzione attiva e cooperativa in cui la sostenibilità non sarà traguardo ma mezzo / strumento di base per ridurre l’impatto ambientale e per promuovere una circolarità dei materiali e dei prodotti lungo tutto il ciclo di vita di un’opera, con l’obiettivo finale di creare edifici ed infrastrutture più efficienti, intelligenti, salubri e rispettosi dell’ambiente. La transizione smart sarà l’evoluzione per eccellenza verso “hub di servizi automatizzati real time e adattivi, integrabili con l’organismo edilizio e l’ecosistema esterno, dotati di tecnologie connesse, interoperabili e sostenibili che permettono l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse, dei costi di realizzazione e gestione e la massimizzazione del well-being e della sicurezza degli individui.

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