Pichi 12
Il nuovo edificio residenziale è costruito su un’autorimessa esistente interrata di tre piani sorta circa venti anni fa e rimasta a crudo in superficie per 17 anni. Nel ripensare un volume sviluppato su tre piani, concepito originariamente per residenza studentesca e divenuto successivamente fruibile ad utenza diffusa, lo studio d’architettura ha tratto ispirazione dal tipo edilizio in voga per le corti nella Milano degli anni ’40 del XX secolo, rivisitato alla luce dei cambiamenti in atto nel nostro tempo.
Credit:
- COMMITTENTE: Consorzio Cooperative Lavoratori
- PROGETTO ARCHITETTONICO E DIREZIONE ARTISTICA: Park Associati
- TEAM DI PROGETTO: Alessandro Rossi (Project Director), Filippo Pagliani, Michele Rossi, Sharon Ambrosio, Alexia Caccavella, Antonio Cinquegrana, Andrea Dalpasso, Marinella Ferrari, Alberto Ficele (Project Leader), Lorenzo Merloni, Andrea Riva, Cristina Tudela Molino, Marco Vitalini, Antonio Cavallo, Stefano Venegoni, Mario Frusca (Visualizations)
- PROGETTTO PRELIMINARE STRUTTURE, IMPIANTI E PREVENZIONE INCENDI: General Planning srl
- PROGETTO ESECUTIVO E DEFINITIVO STRUTTURE, DL STRUTTURE: Mauro Grossi
- SITE SUPERVISION: Marinella Nidasi
- GENERAL CONTRACTOR: Mariani srl
- COSTRUTTORE METALLICO: S.A.C.I.F. srl
- IMMAGINI: Park Associati, Francesca Iovene
La contemporaneità richiede infatti di immaginare spazi per la socialità, che i progettisti inseriscono al piano terra: luoghi dedicati e corti interne aperte a ballatoio, che paiono dialogare tra loro proiettandoci nelle ambientazioni di un film di Truffaut. La corte aperta, riferimento al cortile urbano che nelle residenze storiche milanesi è sempre interno e privato, si presta in questo edificio alla vita pubblica e funge da filtro tra l’individualità dell’abitare e la collettività della convivenza urbana; il piano terra ospita anche locali per le attività comuni e la socializzazione. Il complesso, completato a fine 2023, introduce una delicata attenzione all’ambiente, che ritroviamo nella spazio interno trattato a verde, foriere di intimità e convivialità. Le facciate, come in un gioco munariano, operano sull’alternanza tattile delle texture intonaco/lamiera, liscio/ruvido, opaco/lucido ed sono valorizzate dalla luce che alle diverse ore del giorno proietta ombre e restituisce vibrazioni materiche al trattamento delle superfici.
I volumi sono presenze solide pure, prevalentemente lisce, scavati a tratti dalle logge trattate con clinker verde bottiglia, rivestite in lamiera metallica come anche le finestre, omaggio al modernismo meneghino. Le logge realizzano una discontinuità armonica giocata tra pieni e vuoti, aperture e punti ciechi. Il bianco ed il verde foresta sono i colori prevalenti di tutto il complesso. Gli appartamenti, di diverse tipologie abitative (mono, bi e trilocali) sono pensati per accogliere una comunità diversificata e garantire, a tutte le metrature, un’ottima qualità abitativa. Il complesso è permeabile attraverso tre ingressi: due che permettono di raggiungere l’autorimessa sottostante attraverso una rampa carrabile e due corpi scala, mentre l’ingresso centrale all’interno della corte è riservato ai condomini.
Per la realizzazione del complesso sono state studiate tecnologie di costruzione a secco ad hoc e utilizzati materiali, in primis l’acciaio protagonista delle strutture, che conferiscono al contempo un senso di leggerezza e solidità. Celato dai rivestimenti tecnologici e dai tamponamenti esterni, il “core” di Pichi 12 è costituito da una struttura in carpenteria metallica che si sviluppa in altezza per tutti i piani dell’edificio. Gli elementi che compongono la maglia portante sono profili laminati a caldo a sezione aperta: HE, IPE, UPN vanno a formare il reticolo di ciascun piano, i cui solai sono in lamiera grecata d’acciaio con getto collaborante. Anche i vani scala ed ascensore sono in carpenteria metallica, con impiego di profili composti saldati, scatolari e tubolari. I controventi di parete sono di tipo concentrico in profili aperti a doppio T, mentre le giunzioni sono sia saldate che bullonate. Il ricorso a questa tipologia strutturale, dove il calcestruzzo è impiegato esclusivamente per il getto sui solai, permette di non gravare in modo eccessivo sulla preesistenza e, in ultimo, di non dover operare interventi invasivi in fondazione.
L’approccio dello studio conferma, anche per questo intervento, la capacità dei progettisti di realizzare una sintesi tra pragmatismo e rispetto della tradizione, con un’attenzione per la sperimentazione discreta ed attenta e per la ricerca di nuovi linguaggi espressivi.